venerdì 12 marzo 2010

L'INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELL'ESSERE



Come dare forma ad una frase che ha sensibilmente ispirato o indotto a processi fluttuanti di pensiero chiunque gli ci si fosse accostato e che è entrata a livello cognitivo nel nostro immaginario letterario e emotivo?

E’ il titolo che attrae il lettore; è l’esplicazione di quel titolo che attrae l’artista: ermetico, contrastante, musicale, paradossale ma veritiero, se associato alla lettura del romanzo di Kundera.

Accostamento insolito anche a livello pratico, partendo dalla semplificazione e/o equazione matematica dei tre concetti e attributi:


contrasto AB-BC = A + B + C

insostenibile leggerezza essere


Un contrasto presente anche nella scelta del materiale: pesante e leggero, fluttuante e irrigidito, tondo e squadrato, lieve e greve, nuovo e vecchio.

Il risultato non è uno scontro, un’antitesi intollerabile ma una armonia di continuità, un equilibrio nato dalla compensazione degli opposti e dei concetti. Non c’è rottura alcuna, bensì unione spirituale.

Una blanda struttura di una volta gloriosa scrivania di ufficio degli anni ’80, lesionata da un incendio ma tuttavia scampata alla totale distruzione, si trasforma nell’artefice dell’atto liberatorio, dello scioglimento della rigidità strutturale a cui era abituata, tuttavia rinnovandosi anche in concetto di insostenibilità nel sopravvivere al danneggiamento.

La piuma rende l’idea immediata della leggerezza: la trasparenza e la forma sferica del plexiglass assecondano l’ idea di disposizione, nella quale far oscillare la piuma.

E' innaturale che tale leggerezza possa piegare e soggiogare a cotanto stress una struttura così rigida e stabile.

A livello materiale la tensione è stata resa sfruttando l’ apparente fragilità del plexiglass, nel quale vengono piantati dei chiavistelli in acciaio che imbrigliano l 'essere alla struttura di ferro attraverso dei cavi visibilmente tesi.

Un tale dispiego di forze pur di resistere alla leggerezza di una piuma.

La dissoluzione e la rovina dell’opera è un destino comune a noi uomini.

Il ferro continuerà a corrodersi,l’acciaio si ossiderà,il plexiglass si ingiallirà,perderà trasparenza e si romperà;la piuma,unico materiale organico nell’opera,si dissolverà sotto la stessa azione degli agenti batterici.

Tutto deperirà per il semplice motivo che nell' arte è il concetto ad essere universale,etereo, e non l’oggetto, che invece come tutto ciò che è materiale è destinato a dissolversi.

Il soggetto deve sopravvivere all' oggetto.

Cosa deperirà prima?Il ferro della struttura, spezzandosi, liberando dalle catene la leggerezza della piuma, che prenderà a fluttuare liberamente nell' aria?La piuma, che cadrà,o sarà la prima a dissolversi,rinchiusa nella sua condizione? Oppure tutto deperirà allo stesso ritmo,quasi per un tacito accordo?


E’ presente anche un secondo significato assecondato dalla natura di questa forma.

La struttura in apparenza talmente incurvabile della scrivania, che a livello cognitivo è legata al tema del lavoro di ufficio, incatena l’uomo e lo asservisce.

E' una struttura vecchia,malridotta, esteriormente resistente, ma debole in realtà, che dovrebbe di conseguenza piegarsi e favorire l’uomo, non permettendo lo sfruttamento quotidiano quindi, intellettuale e fisico.

E’ un’ interpretazione sociale, dilemma dei nostri giorni. Per vendicarsi dell’assoggettamento dell’uomo al lavoro meccanico e da automa si induce la struttura a dipendere dalla leggerezza mentale.





Tecnica mista
anno 2010
Misure: 135 x 65 x 78 h,cm
Foto di Niki DiCorrado

DENSAMENTE SPOPOLATA E' LA FELICITA'. VIRGINIA.


Guardando quel pezzo cerca di risalire mentalmente all'incontro degli elementi che lo compongono…c'è quello che poteva essere un pensile da cucina o anche una libreria anni'50 trovata in una antica villa borghese abbandonata ,tra le campagne; poi c'è il mezzobusto di una donna gravida. C'è una frase,che gli è rimasta impressa nella mente fin dal primo momento che l'ha sentita, dei C.S.I., in quell'album che loro hanno composto in Mongolia, e che egli ha consigliato a lei di portare con sé per il viaggio in Argentina, in quei posti ugualmente deserti. C'è un'immagine che si è ricreata in mente leggendo il suo "Mira la killa",scritto nel periodo immediatamente posteriore a quel viaggio. C'è la volontà di affrontare un tema delicatissimo qual'è quello della cosiddetta 'emancipazione' femminile. C'è il significato di quello stato gravido,che altro non è che la massima espressione della femminilità, esteticamente e filosoficamente parlando. Non che tutto il significato dell'esistenza femminile si compia nella produzione di una nuova vita. Non che tutto il significato del corpo femminile si riduca alla forma di contenitore di un nuovo corpo.

C'è la semplice bellezza di quelle forme esaltate,esasperate,tese ma morbide,gonfie di vita. C'è l'innata predisposizione al rapporto con altre esistenze,con altri esseri umani. C'è un'intelligente sensibilità che chi cova così intimamente un essere umano può raggiungere. C'è che quella sensibilità così pratica è la chiave per capire le persone che si incontrano,superiore a qualsiasi altra scienza che studi l'essere umano.

C'è l'errata interpretazione della parola 'emancipazione' femminile, scambiata per 'equivalenza' all'uomo. C'è l'incomprensibilità di tale gesto,il voler eguagliare il prototipo di un modo di essere, quello dell'uomo, che molte volte la donna stessa reputa stupido; un modo di essere fatto quasi sempre di mancanza di sensibilità, di cedimento alle debolezze,di eccessivo attaccamento alle cose materiali.

C'è l'assenza di differenze tra uomo e donna,ora. C'è l' assenza della magnificenza di quelle forme femminili. C'è confusione. C'è l'ultima immagine di bellezza di una donna,gravida,nuda, seduta nella penombra di una cucina anni '50 con ai suoi piedi un tubo al neon acceso che esalta la sua femminilità, minacciata solo dal fascio di luce rossa di una moderna insegna pubblicitaria proveniente dall'esterno. C'è una canzone di sottofondo, che recita quella frase

"…DENSAMENTE SPOPOLATA E' LA FELICITA'…". C'è che se è una femmina,si chiamerà Virginia.



Tecnica mista
Anno 2010
Misure: 151 x 71 x 27 cm
Foto di Niki DiCorrado

WHY DON'T YOU MARRY ME,S.?


"WHY DON'T YOU MARRY ME,S. ? ". E' questa la domanda goliardica alla quale risponde questa scultura. E' l'elaborazione di un grafico tridimensionale del rapporto tra due esseri umani.E' studio matematico dei pieni e dei vuoti, studio fisico dei flussi.

L'essere umano è rappresentato con un piano. Il rapporto tra i due esseri umani è dato dall' intersezione di 2 piani ed è rappresentato con dei flussi,o estrusioni della materia del piano,aventi direzione e verso.

I flussi possono essere istinti,passioni,volontà,interessi,sentimenti,razionalità o irrazionalità e sono resi con forme plastiche,dinamiche,organiche,biomorfe.

Dall' intersezione dei 2 piani nascono 4 singole aree, che per comodità di riferimento grafico verranno qui indicate con i punti cardinali.

In base all'attività,alla direzione ed al verso dei flussi l'area Ovest è detta 'area additiva' ;in quest'area direzione e verso dei flussi convergono,si esplorano e si incontrano immaginariamente fondendosi nella volontà della creazione di un pieno.

Le aree Nord e Sud sono 'aree sottrattive' , nelle quali i flussi dei 2 piani hanno tra loro direzioni e versi divergenti. Queste sono arre 'nascoste' ,in quanto i flussi qui presenti non vengono ostentati e condivisi in un'area comune dai due esseri umani in questione.

La sottrazione dei flussi divergenti delle aree sottrattive dà infine luogo, nell'area Est, alla 'area risultante'. Nell'area risultante si crea un vuoto.

Si può dunque concludere che se nel rapporto tra due esseri umani sono presenti le 'aree sottrattive', la risultante ultima sarà l'incomprensione,figurata matematicamente,fisicamente e filosoficamente dal vuoto. Perché per molti versi il vuoto è ancora non pienamente compreso dall'uomo.

Se l'incognita di questo grafico è la fiducia,intesa come piena compenetrazione è chiaro che la disposizione di pieni e vuoti non è qui equilibrata.







Tecnica mista
Anno 2010
Misure: 32 diam x 55 h
Foto di Niki DiCorrado